Nostra figlia di 10 anni è affetta da una forma di dermatite atopica, che di tanto in tanto si acutizza causandole notevoli problemi di prurito, soprattutto localizzato agli arti inferiori, manifestandosi con degli arrossamenti con conseguenti formazioni di crosticine soggette a possibili infezioni (impetigine). Avendo già consultato parecchi esperti e non avendo trovato che rimedi sintomatici, chiediamo cortesemente un vs. parere.
La dermatite atopica è una malattia cronica della pelle dei bambini con un decorso tipicamente recidivante; il sintomo più costante e fastidioso è il prurito intenso. Nella maggioranza dei pazienti (circa il 70%), la storia familiare è positiva per malattie allergiche e i bimbi affetti presentano o verranno a sviluppare (dato che la dermatite è spesso il primo sintomo di atopia, vale a dire di predisposizione a sviluppare allergia) altre manifestazioni allergiche quali asma, febbre da fieno, congiuntivite ecc..
La pelle di questi bambini è ruvida e secca per la perdita eccessiva di acqua dallo strato corneo, più superficiale, della cute; inoltre è molto sensibile e facilmente irritabile. L'uso di sapone e detergenti, il contatto con indumenti di lana o sintetici, o anche semplicemente l'acqua sono sufficienti per irritarla.
La forma e la sede delle lesioni variano con l'età: fino a circa due anni sono prevalentemente eruzioni cutanee di colore rossastro, spesso con vescicole o con formazione di essudato, localizzate al viso con possibile estensione al cuoio capelluto, alle superfici estensorie degli arti (gomiti, ginocchia) ed al tronco.
Nel bambino di età superiore ai tre anni le lesioni sono prevalentemente desquamative e lichenificate (per lichenificazione si intende un ispessimento della pelle, che appare secca, quasi incartapecorita) e interessano tipicamente le superfici flessorie degli arti (cavo del gomito e del ginocchio), la regione periorale, le palpebre, le pieghe dietro alle orecchie, i polsi, le caviglie. La dermatite atopica è un'affezione molto comune: colpisce circa il 5% della popolazione infantile.
Nel 60% dei casi insorge entro il primo anno di vita (ma raramente prima del 2°-3° mese) e nel 90% entro i primi 5 anni. Il decorso clinico varia alquanto, ma riacutizzazioni periodiche sono la regola. Non sono da sottovalutare i risvolti psicologici di questa malattia: i bambini affetti si grattano continuamente, sono spesso irritabili ed iperattivi. In genere si assiste ad un miglioramento spontaneo durante i mesi primaverili ed estivi, particolarmente se vi è una permanenza in clima marino; entro la pubertà in più del 70% dei casi le manifestazioni cutanee migliorano o si risolvono.
In presenza di lesioni, il prurito di base, già intenso, si aggrava e il grattamento che ne consegue non solo irrita ulteriormente, ma anche facilita l'instaurarsi di infezioni secondarie dovute soprattutto ad un germe chiamato stafilococco aureo (il termine medico di tali infezioni è quello di impetigine). Questi bimbi sono anche particolarmente suscettibili a infezioni cutanee diffuse provocate da un virus, l'Herpes Simplex, che guariscono lentamente.
La diagnosi di dermatite atopica si basa esclusivamente sulla clinica; in un'alta percentuale di pazienti (70-80%) si evidenzia una positività dei test cutanei e/o di quelli del sangue (Rast o Fast) per i vari e più comuni allergeni (cioè sostanze capaci di indurre allergia), soprattutto alimentari. Va ribadito, comunque, che la sola presenza di anticorpi specifici (IgE) nei confronti di una sostanza alimentare non è sufficiente per fare diagnosi di allergia alimentare; per la sicurezza diagnostica ed interpretativa, oltre che per le relative implicazioni terapeutiche, è necessario verificare, mediante il test di provocazione (vedi più avanti), la responsabilità dell'alimento nell'indurre i sintomi.
La cute sensibile e tendenzialmente secca del bimbo eczematoso richiede accorgimenti particolari; è necessario lavare questi bimbi il meno possibile e preferibilmente senza sapone, ed idratare la pelle dopo il bagno con emollienti. Nella fase acuta della dermatite atopica (quando cioè sono presenti lesioni vescicolose, edematose ed essudanti), i cortisonici in crema svolgono un'azione pronta sia sull'essudazione che sul prurito. Può essere necessario eseguire più medicazioni al giorno, associando antibiotici e antimicotici in pomata se coesiste una sovrainfezione microbica e da funghi.
Nel bambino l'assorbimento di qualsiasi farmaco attraverso la pelle è notevolmente superiore a quello dell'adulto ed è perciò necessario limitare le applicazioni di cortisonici ad aree circoscritte di cute e possibilmente evitarne l'uso eccessivo sulla cute del viso e sulla regione del pannolino; per lo stesso motivo e consigliabile non superare i 5-7 giorni di terapia.
Tutto ciò è necessario poiché un'eccessiva assunzione di cortisone può provocare molteplici effetti collaterali, quali alterazioni della crescita, facilità alle sovrainfezioni, atrofia cutanea, e molte altre. Nella fase cronica della dermatite atopica va corretta la secchezza della cute per prevenire il prurito e il grattamento; sono utili soprattutto gli unguenti e le creme idratanti, e gli emollienti semplici come la vaselina associati, se necessario, ad antisettici quali l'ossido di zinco o il vioformio.
In caso di lesioni croniche particolarmente resistenti, può essere utile accompagnare l'applicazione delle pomate e delle creme con il bendaggio, che ne favorisce la penetrazione e impedisce il grattamento e la comparsa di nuove lesioni cutanee; il bendaggio, però, amplifica l'effetto del cortisone e dunque va deciso dal dermatologo.
La terapia della dermatite atopica si avvale anche di altre misure qui riassunte:
- terapia antistaminica per via orale per combattere il prurito
- misure preventive come mantenere le unghie del paziente corte e pulite, evitare ambienti polverosi, troppo caldi o troppo umidi, utilizzare guantini di cotone durante la notte, evitare il contatto con gli animali
- terapia dietetica: la forma più semplice consiste nell'esclusione dalla dieta degli alimenti responsabili dei sintomi; quando questi cibi sono difficili da individuare in base ai dati anamnestici, a scopo terapeutico si può ricorrere anche alla dieta di eliminazione.
Essa si propone di indurre un miglioramento delle lesioni cutanee attraverso l'esclusione dalla dieta degli alimenti più comunemente responsabili del loro aggravamento, per lo più rappresentati dalle proteine del latte vaccino e dell'uovo e dai cibi per i quali esista un forte sospetto anamnestico da parte dei genitori. Se il miglioramento viene raggiunto si passa alla fase successiva di reintroduzione: ogni settimana si inserisce un alimento o una classe di alimenti per volta. In questa fase si accerta la tollerabilità o meno degli cibi aggiunti e così, via via, si stabilisce quali alimenti fanno peggiorare il prurito e le lesioni cutanee, e sono quindi da escludere dalla dieta.
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