Vi sottoponiamo il caso di nostro figlio Davide di due anni e dieci mesi a cui inizialmente era stata diagnosticata, dopo i soliti esami del caso, una esofagite da reflusso di 4° grado, una stenosi e un’ernia jatale. Dopo un lungo e infruttuoso periodo di cura con … (nome commerciale della Cisapride) e … (nome commerciale della Ranitidina), dopo gli ultimi accertamenti ospedalieri, si è deciso di iniziare una cura a base di … (nome commerciale dell’Omeprazolo) metà capsula da 20 mg al mattino e metà alla sera, mantenendo la Cisapride nei tre pasti principali. La cura è durata per quattro mesi. I successivi esami in ospedale evidenziavano la scomparsa della stenosi, la riduzione dell’ernia jatale da scivolamento ad un cm, la permanenza solo di lievi segni di esofagite. Di conseguenza veniva deciso il dimezzamento della dose di Omeprazolo mentre la Cisapride rimaneva inalterato.
Questa fase, iniziata quattro mesi orsono, dura tuttora e ha visto la scomparsa di tutti i casi di rigurgito connessi con i pasti, e una crescita di peso e di altezza.
Le domande che poniamo sono le seguenti: che fare ora, visto che ci hanno detto che l’Omeprazolo non può essere usato per periodi troppo prolungati? Se e con cosa sostituirlo? Per quanto? Si possono fare previsioni sul decorso della malattia? È necessario ricorrere ad un intervento? Ogni quanto tempo fare gli esami di controllo, e quali? (quest’anno ha fatto due gastroscopie e un transito esofageo, fino ad ora). Attualmente noi affianchiamo alla terapia farmacologica la postura nel letto e una dieta (ridotta presenza di grassi, no cioccolato, no thè, no brodo di carne, no fritti): è utile proseguire?
Credo che il caso di Davide sia stato gestito bene. Questo caso è un'ulteriore conferma che nella malattia da reflusso gastro-esofageo importante con esofagite (cioè infiammazione della mucosa esofagea) erosiva o ulcerativa, ma anche nei casi di malattia con complicanze respiratoria pur in assenza di importante esofagite, la terapia farmacologica di prima scelta è l'inibitore di pompa protonica (Omeprazolo, Lansoprazolo); in altri termini solo una profonda inibizione della secrezione acida può influire positivamente sul decorso della malattia.
Davide dovrebbe adesso smettere l’Omeprazolo non tanto perché questo non può essere dato per lungo tempo (anzi nei casi di malattia da reflusso gastro-esofageo refrattaria o recidivante l'inibitore di pompa protonica può essere somministrato per lunghi mesi in alternativa alla chirurgia), quanto perché si deve verificare il comportamento clinico senza terapia farmacologica.
Previsioni sul decorso della malattia? È possibile che Davide sia guarito (se il periodo di inibizione acida ha consentito un recupero funzionale dello sfintere esofageo inferiore), ma è anche possibile un ritorno dei sintomi (se il recupero suddetto non è avvenuto). Riguardo la postura e la dieta non sarei più così rigoroso. Non farei attualmente esami di controllo.
Se diviene nuovamente sintomatico? Farei una pH-metria (cioè una registrazione delle variazioni del pH attraverso un sottile elettrodo collocato nell’esofago), non tanto a scopo diagnostico, ma al fine di quantizzare il reflusso e mettere in relazione i sintomi incriminati con il pH intraesofageo, e mi preparerei a terapia di lunga durata (6 mesi) con Omeprazolo o Lansoprazolo (alla dose di 1 mg/kg/die). Dopo un mese farei una gastrinemia (cioè un dosaggio ematico della gastrina, l’ormone che stimola la secrezione acida gastrica) di controllo (sarebbe bene mantenersi sotto i 200 pg/ml). Escludo attualmente l'intervento.
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