Il mio bimbo di quattro mesi soffre, da circa tre, di reflusso gastro-esofageo diagnosticato con ph-metria delle 24 ore. Viene curato con... (nome commerciale dell’Omeprazolo e del Domperidone) in alcuni periodi, senza grandi riscontri. In quali casi viene suggerito l'intervento e cosa comporta anche in termini di anestesia, degenza e decorso?
Per "reflusso gastro-esofageo (RGE) ", si intende la risalita del contenuto acido dello stomaco in esofago. Questa condizione è dovuta ad un anomalo controllo della parte terminale dell'esofago (la parte che si continua con lo stomaco) chiamato "sfintere esofageo" che, con un meccanismo a valvola, controlla il tono e la pressione impedendo il RGE (possiamo restare infatti a testa in giù senza che il cibo dallo stomaco passi in esofago). Questa "valvola" non funziona fin dalla nascita poiché, nei primi mesi di vita, non sono presenti ancora quelle condizioni anatomiche e funzionali (di tipo neuro-ormonale), per cui il RGE è da considerarsi assolutamente fisiologico.
Forme gravi di RGE nei lattanti possono avere esiti, anche se rari, molto gravi (soprattutto nei bambini con problemi neurologici) come infiammazioni ed ulcere da acido nell'esofago con conseguente emorragia e con formazioni di cicatrici che via via restringono l'esofago; possono inoltre insorgere disturbi respiratori quali asma, laringiti e broncopolmoniti (la risalita del contenuto dello stomaco può infatti arrivare sino alle vie respiratorie). La terapia del RGE deve essere di tipo medico (il 90-95% dei pazienti risponde alla terapia farmacologica) con antiacidi, con sostanze che favoriscono lo svuotamento dello stomaco o che aumentano la pressione dello sfintere (terapia che già il suo bambino pratica), con alimenti che ispessiscono le poppate (esistono in commercio dei latti più densi che contengono amido di riso pregelatinizzato) e mantenendo il bambino il più a lungo possibile in posizione semi-seduta (a circa 30°). Il trattamento chirurgico trova, soprattutto nei lattanti o nella prima infanzia, un'indicazione estremamente rara legata alla gravità del sanguinamento delle ulcere esofagee (quindi con anemizzazione progressiva), della stenosi acida dell'esofago, o ai problemi respiratori gravi.
L'intervento chirurgico consiste nel creare le condizioni anatomiche tra stomaco ed esofago che impediscano il RGE (in pratica si crea una valvola "avvolgente" il fondo dello stomaco sull'esofago, tecnicamente chiamata "funduplicatio"). Tale intervento non presenta grandi problemi post-operatori (esistono come ogni trattamento medico o chirurgico delle complicanze generiche e specifiche), viene eseguito per via laparoscopica (chirurgia mini-invasiva) ed i risultati sono abbastanza soddisfacenti. Dal punto di vista anestesiologico, oggi le tecniche ed i farmaci sono molto sicuri e ovviamente conta, come sempre, l'esperienza che credo sia patrimonio di ogni servizio di chirurgia pediatrica.
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