Come educare il bambino celiaco alla dieta priva di glutine senza creare traumi psicologici dovuti al confronto con i bambini non malati ?

Ai bambini celiaci è bene insegnare presto che cosa possono mangiare o no, insegnando loro a riconoscere il simbolo della spiga sbarrata posta sui prodotti dietetici e a rifiutare prodotti su cui questo simbolo non compare, in modo che non debbano dipendere da chi non sa cosa sia la celiachia. Molto spesso, inoltre, i piccoli hanno a che fare con nonni o zii i quali, sicuramente in buona fede, non riescono sempre a essere così ligi, a vietare al nipotino un bocconcino proibito. Per questo è importante lavorare molto in positivo, cercando di stabilire giusti rapporti in famiglia, facendo comprendere l'utilità di piatti variati preparati soprattutto con prodotti naturalmente privi di glutine e che possono essere mangiati da tutta la famiglia (un risotto o una polenta, ad esempio).

È preferibile insegnare il bambino a scegliere ciò che può mangiare e parallelamente dargli una motivazione chiara e semplice di ciò che deve imparare a rifiutare. Bisogna anche prevedere la necessità di mettere al corrente e sensibilizzare i genitori degli amici dei figli, in previsione di feste e ritrovi. Insomma, meglio non nascondere la celiachia a parenti, amici e conoscenti, ma anzi cercare una situazione di alleanza con le persone che hanno in qualche modo a che fare con il bambino celiaco. Un altro punto critico è rappresentato dalla mensa scolastica. La scuola per il bambino costituisce una tappa importante della sua vita e deve essere vissuta nella maniera più serena possibile. Ci sono dei genitori che, al momento della diagnosi, decidono di togliere il bambino dal tempo pieno escludendo il pasto a scuola, che invece rappresenta un momento educativo importante, oltre che di socializzazione.

Sia che la mensa sia interna alla scuola sia esterna, cercate di contattare il responsabile del servizio di ristorazione: in genere, specialmente se la refezione è affidata ad una grossa ditta, probabilmente c'è una dietista che si occupa della stesura dei menù per le diete speciali (senza uova, senza proteine del latte, senza glutine, senza pomodoro e così via). Necessario verificare inoltre la formazione del personale di cucina, che dovrebbe essere in grado di preparare un pasto senza glutine in assoluta sicurezza e autonomia, garantendo l'esclusione di ogni più piccolo errore. Solitamente sono persone preparate, ma molto è lasciato alla sensibilità personale dell'addetto. Nelle scuole pubbliche chiedete di inserire nei requisiti previsti dall'appalto l'inserimento della gestione di pasti dietetici per necessità particolari, quali quelle del celiaco. Uno dei periodi più critici è quello dell'adolescenza, specialmente in casi di pazienti asintomatici (lo schema è questo: mangio glutine - non ho nessun effetto apparente - lo rifaccio).

C'è chi si isola e chi trasgredisce alla dieta. Esistono anche ragazzi, leader all'interno del gruppo, che non hanno alcuna difficoltà a farsi accettare quali celiaci, ma la maggior parte degli adolescenti si vergognano a comportarsi diversamente dagli amici e sicuramente sono i soggetti più fragili, più sottoposti a trasgressioni alimentari. Ma in genere bambini e ragazzi sono molto sensibili alla compagnia degli amici, più che a quello che si mangia in compagnia, e quindi non si creano grossi problemi. Importante quindi che questo sia anche l'atteggiamento dei genitori, specialmente se uno dei due è celiaco.

I genitori dovranno rafforzare il concetto di dieta senza glutine finalizzata ad un maggior benessere, proponendo dei pratici consigli su come affrontare le uscite con gli amici, scegliendo piatti alternativi (riso, carne alla griglia, patate) informando comunque la cucina dell'attenzione da prestare; altre volte mangiando a casa e limitandosi in compagnia a prendere solo una bibita.

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