Nella classe di nostro figlio Alessandro, che ha due anni e mezzo, ci sono bimbi che, spesso per gioco, lo aggrediscono. Alessandro vive in un mondo pacifico e ha sempre guardato i bimbi con ammirazione, come qualcosa di buono. Quando viene aggredito resta un attimo perplesso come se non se l'aspettasse dopodiché piange rimanendoci molto male e senza riuscire a difendersi. La maestra ci ha detto che dobbiamo spronarlo, ma non sappiamo come fare, prima di tutto perché fuori dalla scuola o sta con noi o è con bimbi che hanno un'età compresa tra i cinque ed i dieci anni e che quindi non lo aggrediscono ma lo coccolano. Poi, quando è con noi, reagisce ai nostri rimproveri e a qualche sculacciata gridando e alzando le mani su di noi, come se non accettasse l'aggressione, ma allo stesso tempo reagendo a quest'ultima. Quindi noi abbiamo dedotto che l'aggressione in se non gli piace, ma non capiamo perché con noi reagisce e con i bimbi non lo fa.

Cari genitori, sono tuttora incredula che una "maestra" vi abbia potuto dare un suggerimento tanto fuorviante, che mi rendo conto vi ha profondamente confuso: il vostro problema, paradossalmente, è che il vostro bimbo non aggredisce e non picchia gli altri e, se ho interpretato correttamente quello che vi consiglia questa insegnante, voi dovreste "spronarlo" in tal senso. Cari genitori, il problema è che il vostro dolcissimo e pacifico bambino ha il diritto di essere rispettato per quello che è, e non aggredito, e che voi avete il diritto e il dovere di esigere che l'istituzione cui lo affidate, sia essa scuola, asilo, campo estivo, scout, parrocchia, palestra abbia personale qualificato per vigilare su di lui tutelandone l'integrità fisica e psichica, nel totale rispetto della sua personalità.

Nell'educare un figlio chiediamoci cosa sia meglio per lui, qual'è la strada più breve e semplice per fargli raggiungere l'obiettivo che ci prefiggiamo: se l'obiettivo è la socializzazione, la strada suggerita vi sembra ragionevole? Il fatto che questo consiglio provenga da una "maestra" mi avvilisce e mi indigna: la scuola per statuto persegue finalità educative ed è troppo semplice insegnare ad un bimbo piccolo la violenza, più complesso e difficile è educare i più grandi alla non violenza, al rispetto degli altri, alla solidarietà nei confronti dei più deboli. Perché quest'insegnante vi ha dato questo consiglio? Semplicemente per superficialità - nella migliore delle ipotesi-, per incompetenza o per stupidità.

Per superficialità, così non deve poi difendersi da mamme inferocite che le chiedono ragione dei lividi dei figli (magari risponderebbe prontamente A picchia B e B picchia A); per incompetenza, perché ovviamente non è in grado di gestire un gruppo di bambini con attività adatte; per stupidità, perché non si rende conto che se dei bimbi si fanno male quando sono a lei affidati ne risponde civilmente e penalmente, per tacere del fatto che se il vostro cucciolotto di due anni e mezzo fosse veramente reattivo vi consiglierebbe l'intervento di personale specialistico.

Che cosa fare? Personalmente cambierei classe, insegnante e scuola: magari ricordate a questa "maestra" che se la scuola non persegue finalità educative non ha senso tenerla in piedi, come non avrebbe senso la sua figura. E il suo stipendio.

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