Mia figlia ha quasi sei anni e già è capitato altre volte di avere perdite vaginali verdi. Il pediatra non sa che dirmi: vorrebbe prescrivermi una visita da un ginecologo che tratta anche i bambini. Voi che ne pensate? Cosa potrebbero essere queste perdite? E cosa mi consigliate di fare?

Occorre premettere che esistono perdite vaginali fisiologiche in alcune epoche dell'età pediatrica: nelle neonate si verificano perdite grigio-biancastre derivanti da una stimolazione ormonale sull'epitelio della mucosa genitale e una leucorrea fisiologica si verifica diversi mesi prima della comparsa delle mestruazione. Ma, al di fuori di queste condizioni, le perdite vaginali in età pediatrica sono attribuibili a flogosi, di varia entità, a carico della vulva e della vagina. Nelle bambine piccole, non ancora in grado di parlare, i primi segni sono l'irritabilità, il grattamento dell'area perineale ed il dolore in concomitanza all'evacuazione o alla minzione. Generalmente, le perdite si accompagnano ad una sintomatologia che include fastidio a carico del perineo e della vulva descritto, a seconda dei casi, come prurito, bruciore, dolore.

Può verificarsi, inoltre, disuria (N.d.R.: emissione difficoltosa e irregolare dell'urina) o pollachiuria (N.d.R.: necessità di urinare frequentemente). Tutti sintomi, insomma, che una bimba di sei anni è in grado di riferire. Le perdite vaginali, quale espressione di irritazione vulvo-vaginale, sono frequenti in età pediatrica e derivano dalla particolare anatomia dell'area genitale e dal ph vaginale che determinano una maggiore suscettibilità ad infezioni. Infatti, le vulvovaginiti ricorrenti si interrompono in vicinanza della pubertà quando si verificano sostanziali modifiche anatomiche (effetto protettivo dei cuscinetti adiposi labiali e dei peli pubici) ed il ph vaginale diventa più acido, proteggendo meglio dalle infezioni locali.
Sebbene alcuni agenti patogeni possono causare un tipo specifico di perdite vaginali, la causa raramente è individuabile dal tipo di secrezione.
Nella fase acuta dell'infezione, le perdite sono spesso acquose e profuse, mentre tendono a diventare più scarse e concentrate durante la fase cronica.

Oltre a queste vulvo-vaginiti specifiche, causate cioè da germi che specificamente colonizzano i genitali (Gardnerella vaginalis, Candida, Clamidya ecc.) esistono forme cosiddette aspecifiche che si verificano spesso in bimbe con igiene perineale non corretta e che si accompagnano a secrezione marrone o verde (spesso maleodorante). Generalmente vestiti, prodotti chimici, cosmetici e saponi detergenti impiegati per la toilette e l'igiene possono provocare irritazioni che conducono a vulvovaginiti aspecifiche; anche capi di vestiario attillati, calzamaglie ed indumenti intimi stretti, come mutandine elastiche e pannolini rivestiti di materiale plastico, possono essere fattori scatenanti. In questi casi si tratta di infezioni miste da parte di germi di origine intestinale, secondari a contaminazione fecale, oppure da germi trasmessi attraverso le mani dal rinofaringe. La vulvovaginite non specifica può dar luogo, in alcuni casi, ad uno stato di infezione cronica. Una perdita vaginale particolarmente maleodorante suggerisce la presenza di un corpo estraneo (in genere "pezzetti" di carta igienica).

Tra le cause di irritazione vulvovaginale vi sono anche quelle non infettive: dermatite atopica, dermatite da contatto, psoriasi, che bisogna pur considerare. In conclusione, esistono rimedi efficaci per le diverse cause di perdite vaginali, ma innanzitutto occorre adottare una serie di provvedimenti comportamentali che includono suggerimenti sulla corretta modalità di igiene perineale, sull'uso di saponi neutri (asciugando bene la vulva), indicazioni sulla modalità di pulizia dopo la defecazione evitando di contaminare l'area vaginale, raccomandazioni a non indossare abiti eccessivamente stretti. Certamente, la visita ginecologica (anche con tampone vaginale), sicuramente non necessaria in prima battuta, va presa in considerazione in presenza di quelle irritazioni vulvo-vaginali persistenti (nonostante i provvedimenti comportamentali adottati), per le quali occorre una precisa diagnosi e che possono richiedere anche terapia con antibiotici sistemici.

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