Nessuno è in grado di prevedere con esattezza quando inizierà il travaglio e anche i sintomi e la successione degli eventi possono essere molto diversi da donna a donna.

Già negli ultimi mesi di gravidanza possono insorgere delle contrazioni uterine irregolari, non dolorose distanziate nel tempo; verso la fine del nono mese queste contrazioni possono diventare più simili ai crampi muscolari, più frequenti e possono essere confuse con quelle dell’ inizio del travaglio.
Le contrazioni preparatorie al parto si susseguono ad intervalli regolari, diventano progressivamente più dolorose e quando iniziano portano al travaglio attivo.

L’ inizio del travaglio è riconoscibile da uno di questi tre segnali

  • Perdita del tappo mucoso: dalla vagina esce senza dolore una sostanza bianca, densa con lievi tracce di sangue. E’ il muco che chiudeva il collo dell’utero isolando la cavità uterina dall’ambiente esterno. Le poche gocce di sangue sono dovute alla rottura dei vasi capillari quando l’ utero comincia a dilatarsi. La perdita del tappo mucoso non è necessariamente segno di travaglio imminente, visto che questo può farsi attendere qualche ora o qualche giorno.
  • Comparsa di contrazioni uterine “vere”: assumono un andamento regolare, sempre più frequenti, più intense e più lunghe. Il dolore è provocato dal continuo e progressivo “stiramento” del collo dell’utero che si dilata.
  • Rottura del sacco amniotico (borsa delle acque). Il sacco amniotico è quel sottile sacco semi trasparente che contiene il bambino e il liquido amniotico. Quando si rompe spontaneamente non provoca dolore; ci si accorge della rottura perché ci si sente bagnare da una quantità notevole di liquido caldo. Il liquido si distingue dall’urina perché è limpido, trasparente e inodore. La rottura del sacco amniotico può precedere anche di diverse ore l’inizio del travaglio, può avvenire quando il travaglio è in corso o essere provocata artificialmente per accelerare il travaglio.

E’ opportuno recarsi in ospedale quando:

  • si rompe il sacco amniotico, anche senza contrazioni
  • quando le contrazioni uterine si succedono a circa 5 minuti di distanza l’una dall’altra 
  • se si hanno perdite di sangue rosso vivo

Arrivata in ospedale la mamma viene affidata all’ostetrica che seguirà tutte le fasi del travaglio; la presenza del medico responsabile della sala parto può essere costante o saltuaria a seconda di come procede il travaglio.
Le visite di controllo dipendono dall’andamento delle contrazioni: possono avvenire ogni ora o più diradate; viene ripetutamente effettuato il controllo del battito cardiaco fetale.
Può essere praticata una profilassi antibiotica a seconda della positività o meno del tampone vaginale per la prevenzione dell’ infezione neonatale da Streptococco B Emolitico.

Con l’inizio delle contrazioni uterine inizia il periodo dilatante: il collo dell’utero si allarga progressivamente fino a permettere il passaggio del bambino. Ad ogni singola contrazione l’utero s’indurisce per poi rilassarsi completamente nell’ intervallo successivo.

In genere al termine del periodo dilatante si rompe spontaneamente la “borsa delle acque”. La fase prodromica dura in genere da 30’ a 2h ed è la più faticosa da sopportare, l’intensità del dolore può dipendere dalla posizione del bambino, dall’ ansia, dalla paura.

Al termine del periodo dilatante di durata variabile nelle primipare rispetto alle pluripare, ci può essere un intervallo prima che compaiano le spinte espulsive chiamate periodo di trasmissione, di durata anche variabile fino a 30 minuti.

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