È ormai accertato che l'alimentazione è in grado di influenzare profondamente lo stato di salute di un individuo e che nei Paesi industrializzati essa rappresenta un importante fattore di rischio oppure di protezione nei confronti di diverse malattie metaboliche e degenerative.

Per queste patologie, ad insorgenza multifattoriale, è tuttavia difficile identificare un solo fattore responsabile: esse rappresentano infatti il risultato di una complessa serie di interazioni tra genetica, ambiente e stili di vita, al cui interno l'alimentazione ha certamente un ruolo importante.

Tuttavia, a causa del lungo periodo di latenza tra esposizione a rischio alimentare e comparsa della malattia, è talvolta difficile stabilire un collegamento netto tra fattori alimentari e condizioni di salute. Infatti la maggior parte degli studi che descrivono queste associazioni sono di tipo retrospettivo e l'interpretazione dei risultati è spesso complicata da diversi fattori.

Vediamo ora quali sono i comportamenti alimentari che possono, nelle prime età della vita del bambino, avere una qualche influenza sulla sua futura salute.

L'importanza dell'allattamento al seno

Molti studi sottolineano l'utilità dell'allattamento al seno protratto durante il periodo del divezzamento. Sono state riportate associazioni tra l'allattamento al seno prolungato per un periodo superiore ai sei mesi e minore incidenza di tumori infantili, in particolare linfomi e leucemie.

Altre associazioni sono state identificate con patologie a carattere cronico-degenerativo quali la retto-colite ulcerosa, il morbo di Crohn e il diabete mellito insulino-dipendente.

Le proprietà immunologiche ed anti-infettive del latte materno sono state oggetto di analisi relative al favorevole rapporto costo-beneficio, nelle società economicamente più evolute, in termini di ore-lavoro guadagnate per l'attesa minore comparsa di malattie nei bambini.

Sono ben note, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, le proprietà anti-infettive che rendono il latte materno un presidio insostituibile dalla nascita fino a tutto il secondo anno di vita per l'azione di difesa contro le infezioni. Le principali infezioni verso cui è riconosciuto che il latte materno esplica un'azione positiva sono le patologie gastro-enteriche (diarrea), le infezioni acute dell'apparato respiratorio, l'otite media acuta e ricorrente.

L'allattamento materno previene la comparsa dell'allergia?

È possibile che l'allattamento al seno protratto possa proteggere dallo sviluppo di allergia alle proteine del latte vaccino, ma non si può ancora concludere in maniera definitiva se la protezione si estenda anche ad altri alimenti ed oltre il periodo del divezzamento stesso.

Alcune recenti segnalazioni sembrano indicare una possibile elevata incidenza di allergie anche tra gli allattati al seno, ma è stato suggerito che la maggiore incidenza oggi segnalata in questo senso sia spiegabile dalla particolare motivazione con cui le madri con famigliarità positiva per allergia vengono motivate ad allattare, e per il periodo più lungo possibile; questo selezionerebbe soggetti "geneticamente" predisposti allo sviluppo di allergie al di là delle possibili influenze ambientali.

L'alimentazione come prevenzione dell'insorgenza di ipertensione

È noto da tempo che la pressione arteriosa elevata costituisce nell'adulto un fattore di rischio per la cardiopatia coronarica, gli accidenti cerebro-vascolari e l'aterosclerosi (la deposizione di grassi nella parete delle arterie con riduzione del diametro dei vasi e conseguente ridotto apporto di sangue e di ossigeno a molti organi importanti, in particolare il cuore e il cervello).

Nello studio delle cause dell'insorgenza di ipertensione arteriosa la componente genetica ha acquistato sempre più importanza sia in base agli esperimenti sugli animali sia alle ricerche epidemiologiche e sull'aggregazione del fenomeno in particolari famiglie.

Esiste qualche possibilità che la ridotta assunzione di sale (cloruro di sodio), iniziata precocemente, possa contribuire a proteggere le persone ed anche i bambini a rischio nei riguardi dell'ipertensione. Il problema tuttavia è molto più complesso e non solo di natura alimentare. È comunque indubbio che le madri a domicilio tendono ad aggiungere sale ai cibi a seconda del proprio gusto, spesso in maniera superiore ai prodotti del commercio.

Prevenire l'aterosclerosi e l'obesità

Per quanto riguarda l'aterosclerosi è ormai dimostrato che, se anche la malattia diventa manifesta per lo più in età adulta, il processo aterosclerotico inizia molto prima. Soprattutto l'aumento dei grassi saturi nella dieta porta ad un aumento della colesterolemia e ad un incremento dell'incidenza della malattia coronarica. Occorre di conseguenza una riduzione dell'assunzione di acidi grassi saturi a vantaggio di quelli polinsaturi (ad esempio quelli contenuti nell'olio di oliva) ed è necessaria una riduzione del colesterolo.

Numerose segnalazioni indicano un aumento della frequenza dell'obesità sia nei primi anni di vita sia nell'età scolare e nell'adolescenza in coincidenza con l'aumento dei consumi in una società che tende ad identificare il benessere con la qualità e la quantità di cibo ("scoppiare di salute").

Alcuni studi dimostrano l'associazione tra l'alimentazione nei primi anni di vita e lo sviluppo di adiposità: in particolar modo l'eccesso di proteine già ad un anno sarebbe la variabile che maggiormente incide sul futuro accrescimento ponderale. L'accumulo di tessuto adiposo sembrerebbe essere il risultato di eccessi nutrizionali selettivi nelle prime epoche della vita, negli anni che precedono la comparsa del sovrappeso.

Favorire le abitudini alimentari corrette e l'allattamento al seno, incoraggiare l'attività fisica costante e regolare, controllare l'andamento del peso e della statura in tutti i bambini attraverso controlli regolari dal pediatra di famiglia sono interventi che possono sicuramente proteggere dalla insorgenza dell'obesità, soprattutto se esiste famigliarità per tale problema metabolico.

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