Mio figlio di cinque anni ha da una settimana un linfonodo sul collo ingrossato. Non ha febbre e non presenta segni di debolezza fisica. Gli esami di laboratorio evidenziano i segueti parametri fuori standard: VES 60, LDH 273, PCR 23.
Abbiamo riscontrato due versioni contrastanti dette da due diversi pediatri, nel senso che un pediatra non ha mostrato alcuna preoccupazione, ha prescritto soltanto una cura antibiotica per 10 giorno, il controllo che il linfonodo pian piano diminuisca di grandezza e la ripresa delle normali attività scolastiche e di gioco. Un secondo pediatra ha sempre prescritto una cura antibiotica ma ci ha trasmesso più preoccupazione in quanto, inizialmente, voleva somministrare l'antibiotico in punture, per via dei valori a suo dire troppo alti (da ricovero ospedaliero), assoluto divieto di riprendere le attività scolastiche e di gioco, nonchè il ripetere degli esami di laboratorio dopo una settimana. Considerate le condizioni di vivacità di nostro figlio, la non presenza di febbre e l'appetito che non gli manca, siamo più propensi a stare tranquilli e a dare credito al pediatra meno apprensivo. Quale è il vostro parere in merito?
Gentile genitore prima di rispondere la invito a leggere quanto scritto già in MAMMAePAPA.IT in relazione alle linfoghiandole (linfoadenite acuta) perché mi sembra molto chiaro e utile anche nel caso del suo bambino.
Non è facile risponderle con una certa precisione perché come esami riporta quelli “non normali” senza riferire quali esami ha fatto, anche se risultati non patologici, che ci permetterebbero di escludere certe malattie.
Inoltre non riferisce, dato abbastanza importante la grandezza del linfonodo. Una ghiandola isolata sul collo di solito è da mettere in relazione ad una infezione partita dalle prime vie respiratorie (naso e gola) anche se clinicamente poco rilevante e passata inosservata.
La VES e la PCR sono sì aumentate come valore, ma non sono tali da distinguere una infezione batterica da una virale. Concordo quindi, nella impossibilità di una diagnosi certa, con il primo collega che vi ha prescritto una terapia antibiotica per bocca controllando la diminuzione di volume della ghiandola. Tanto più che il bambino non ha febbre, è di buon appetito, è vivace e attivo come il solito; tutte condizioni di benessere.
Quanto alla necessità di ricovero mi sembra sproporzionata e che la terapia per “punture” sia più efficace che per bocca è tutta da dimostrare. Di solito questo comportamento di vigile attesa con una terapia antibiotica di primo impiego è sufficiente. Qualora la ghiandola persistesse ingrossata, dura, poco mobile o le condizioni generali del piccolo peggiorassero, il quadro è da rivedere e necessita di approfondimenti.
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