Il mio bimbo più piccolo, di 50 giorni, é allattato al seno e, avendo chiesto consiglio a due pediatri in seguito ad un possibile contagio da varicella del mio primogenito alla scuola materna, sono stata rassicurata sul fatto che, proprio grazie all'allattamento materno, é protetto dai miei anticorpi: è vero? In caso negativo, in che periodo andrebbe fatta l'eventuale vaccinazione? In caso di contagio ci sono soluzioni per evitare le conseguenze più pericolose della malattia?

Nella prevenzione della varicella il lattante trae giovamento senz'altro dall'allattamento materno per l'assunzione di un alto numero di anticorpi specifici assunti con il latte, ovviamente se la mamma ha già contratto la varicella in passato, oltre a quelli assunti in gravidanza. Avrà quindi sintomi più sfumati, ma non è detto che sia protetto al cento per cento e non contragga la malattia. Soprattutto nel caso specifico il suo bambino verrà a contatto con il fratello malato, quindi non in un contatto casuale e di breve durata, per cui piuttosto alta sarà la viremia (N.d.R.: la concentrazione di virus nel sangue).

Riguardo la vaccinazione, come nel caso della vaccinazione antimorbillo andrebbe fatta entro le 72 ore e non oltre le 120 ore dall'esposizione al virus per prevenire la malattia. Il vaccino comunque si può fare non prima dei 12 mesi di età. Secondo l'Accademia Americana di Pediatria i bambini ad alto rischio di varicella grave dovrebbero assumere le immunoglobuline specifiche entro 96 ore o quanto prima; in Italia però questi anticorpi sono difficilmente reperibili.

Nella prevenzione della varicella viene consigliata, nei soggetti più a rischio o per motivi particolari, un ciclo di terapia con Acyclovir (farmaco antivirale) con due modalità diverse: o subito al momento del contatto con il malato, oppure all'8° giorno dall'esposizione (nel momento in cui il virus presumibilmente avrà il momento di massima riproduzione) per una durata di sette giorni. Il lattante e l'adolescente sono considerati, fra i bambini sani, quelli con maggiori possibilità di complicanze; così, come già detto, anche il fratello di un bambino ammalato di varicella. In tali casi, se non si esegue la profilassi con acyclovir, viene consigliata la terapia con tale farmaco fin dall'inizio della malattia, alla comparsa della prima vescicola. Concludendo, pur considerando il suo piccolo un bambino a rischio (per via del fratello e dell'età), la copertura del latte materno ed una eventuale terapia con acyclovir, fin dalle prime ore della malattia, dovrebbero ridurre al massimo i problemi possibili.

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